Riportiamo di seguito un articolo molto interessante tratto dal blog (http://manduriapparitions.blogspot.com/), nato a difesa del Messaggio, e che vogliamo sottoporre all’attenzione dei nostri lettori facendo così da eco affinchè si realizzi l’Opera d’Amore di Maria, Vergine dell’Eucaristia.

Un articolo a nostro avviso che rischiara perfettamente i parametri sul giudizio sulle apparizioni, in particolar modo l’Apparizione di Manduria tanto infangata e rigettata a danno della Verità e della veggente  Debora che con sofferenza non si stancherà mai di testimoniare l’Amore di Dio per l’umanità.

 

Cari amici vi proponiamo una lettura di Padre Angelo Tentori su alcuni quesiti che sottoponete alla nostra attenzione attraverso e-mail. In questo caso si tratterà della verità dei fatti al di là delle fragilità umane. Continuate a scriverci…

Vorrei saper se è vero che la veridicità di un’apparizione dipende dal carattere o dalle caratteristiche di un veggente?

A questo proposito gioverà prestare attenzione a quanto scrive Padre Tentori:

“La verità delle apparizioni non dipende dal carattere o genere di vita dei veggenti. Purtroppo dobbiamo riconoscere che i teologi hanno codificato troppo i comportamenti nei fenomeni mistici e nelle rivelazioni private. Hanno stabilito loro come devono avvenire le “estasi”, come deve essere la loro vita prima, durante e dopo i favori celesti. Ne hanno fatto degli schemi assoluti, stabilendoli come criteri di giudizio per raggiungere la verità. E, stranamente, sia pure in buona fede, giungono a pretendere dalla Madonna alcuni comportamenti secondo i loro canoni. Per fortuna la Madonna ha sempre dimostrato di sentirsi libera da ogni schema, di agire, volta per volta, in modi diversi, adattandosi ai tempi, ai luoghi, alle culture e soprattutto alle persone. Lei è libera di scegliere le modalità; modalità che si ripetono in alcuni casi e in altri no.

Si è fatto un criterio assoluto, ad esempio, della salute psicofisica della veggente e della sua famiglia. Eppure la Madonna è apparsa anche a figli di alcolizzati. Del resto qualche tara ereditaria l’abbiamo tutti, in misura più o meno accentuata. Spesso si è preteso che già prima delle apparizioni i veggenti fossero dei modellini di santità e di ogni virtù che nel periodo delle apparizioni avessero già raggiunto le perfezioni e che, in seguito, tutta la loro esistenza facesse concorrenza a quella degli angeli. Si esigeva che fossero in tutto e per tutto coerenti con i messaggi ricevuti dal Cielo e che non dovessero sposarsi; perché si diceva: “Chi ha visto la Madonna non può sposarsi”. Come se lo sposo (o la sposa) del veggente entrasse in competizione con Maria. In realtà, la Madonna non ha paura di scegliere i suoi confidenti dalla “strada comune” e quotidiana della vita. Non ha paura di prendere i veggenti così come sono, con le loro tare familiari, con i loro difetti, le loro passioncelle, le loro sgradevolezze o le loro meschinità, proprio come il Suo Gesù ha scelto i suoi discepoli dalla “strada”, COSI’ COME LI HA TROVATI, con la loro rozzezza e ignoranza.

Maria Santissima ha inoltre dimostrato di rispettare moltissimo i veggenti, specialmente se sono bambini nelle diverse fasi della loro età evolutiva. Se piccoli li lascia piccoli. Non li fa diventare adulti in un sol colpo. Non toglie loro i difetti o le tentazioni ma li invita e li incoraggia a superarli, a correggersi. Non li esime dallo sforzo quotidiano, non interviene per evitare loro cadute e il dovere ricominciare da capo.

E permette perfino che la trasmissione dei suoi messaggi a volte sia condizionata, almeno parzialmente, dalla loro fragilità, dalla loro stanchezza, dai loro stati d’animo, dalla loro sensibilità, dalla loro capacità conoscitiva. Permette addirittura che talvolta dimentichino, che si confondano tra un apparizione e un’altra, che non afferrino bene il significato di qualche parola o di qualche concetto che trasmettano parzialmente, deformato in qualche dettaglio, che Lei ha rivelato loro.

Come non impedisce che, in qualche modo, possa entrare in gioco la loro fantasia, il loro ragionamento e persino la loro interpretazione. Lascia che in certi momenti la pressione della folla li confonda, almeno temporaneamente, e li suggestioni con interpretazioni a cose che mai la Madonna si era sognata di dire, ma che il veggente, nella confusione mentale che gli hanno creato, pensa di aver udito. Per non parlare di palesi contraddizioni e di variazioni di particolari nelle diverse descrizioni.

E permette che qualche veggente, affranto dalla stanchezza, dal logorio nervoso e dalla solitudine, giunga perfino a dire che non ha visto né udito niente, pur di essere lasciato un po’ in pace, tutto questo può permettere la Madonna e altro ancora. E allora dovremmo per tutto ciò accusare la Madonna solo perché ciò a noi non piace? O concludere che la Madonna non è apparsa e che i veggenti si sono inventato tutto, coscientemente o incoscientemente? O accusare la Vergine di non essere abbastanza chiara e di non averci dato sufficienti prove? Forse alcune apparizioni in questo secolo sono state troppo facilmente accantonate in attesa di fatti nuovi, quali? E quali sarebbero quelli convincenti? Non si sa. Non si può dimenticare che non tutte le apparizioni sono uguali, o rivestono la stessa importanza e nello stesso ambito.

Alla sovrana libertà della Vergine Maria, ed ultimamente del Signore, circa il quando, il come ed a chi manifestarsi, corrisponde la libertà del fruitore di palesare la sua esperienza.Proprio la gratuità dell’apparizione esige il diritto e la libertà di manifestarla e di difenderla da parte del recettore.

La Madonna non ha bisogno del permesso di alcuno per apparire e di fatto non lo chiede, anche se può chiedere la docilità alla Chiesa. Maria non dice mai ai veggenti di chiedere un’autorizzazione per poter parlare della visione. L’apparizione, infatti, è un carisma legato ad una persona in particolare, ma quasi mai è destinato a restare rigorosamente in ambito privato.

 (Cfr “La Madonna a Ghiaie di Bonate? Una proposta di riflessione”- Ed. Paoline)

 

“Nei casi riguardanti rivelazioni private è meglio credere che non credere. Infatti, se tu credi, ed é proprio vero, sarai felice di avere creduto, poiché la nostra Santa Madre lo ha chiesto. Se, al contrario, avrai creduto e sarà provato falso, riceverai tutte le grazie come se fosse stato vero, perché hai creduto essere vero” (Papa Urbano VIII)

Voi siete del mondo ma non siete del mondo!

In quel tempo, disse Gesù ai Suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».(Gv 15,18-21)

Il secolo XX, più di altre epoche della storia della Chiesa, può essere qualificato come “il secolo dei martiri”, tanto grande è stato il numero dei cristiani di ogni condizione che hanno sofferto per la fede cristiana fino ad andare incontro alla morte. I primi martiri del XX secolo si ebbero nella Cina da parte dei Boxer, una setta xenofoba e anticristiana:furono uccisi 180 missionari e circa 40.000 cristiani. 

Dal 1894 al 1918 i turchi massacrarono circa due milioni di cristiani armeni. Negli anni ‘20 una violenta persecuzione contro la Chiesa fu scatenata nel Messico dai Governi anticlericali del generale Obregón e di P. E. Calles: il martire più noto fu il gesuita Miguel Augustín Pro, fucilato il 23 novembre 1927, ma le persone uccise furono circa 200. Negli anni Trenta, durante la guerra civile spagnola furono ferocemente torturati e uccisi 13 vescovi, circa 7.000 sacerdoti, religiosi e religiose e 3.000 laici, uomini e donne, appartenenti all’Azione Cattolica, da parte dei comunisti, degli anarchici e degli anticlericali antifranchisti. Ma il più grande numero di martiri del secolo XX si ebbe nell’Unione Sovietica e nei Paesi conquistati durante e dopo la seconda guerra mondiale dall’Armata Rossa: appena N. Lenin ebbe consolidato il suo potere, egli, che si dichiarava “nemico personale di Dio”, diede un ordine segreto di sterminare la Chiesa russa, uccidendo il più grande numero di uomini di Chiesa russa.

Se il comunismo del secolo XX si è proposto la distruzione della “superstizione religiosa”, il nazionalsocialismo del III° Reich ha preteso di imporre un’ideologia neopagana e radicalmente anticristiana, fondata sulla superiorità della razza ariana e sull’eliminazione violenta delle razze inferiori, in primo luogo la razza ebraica, un’ideologia che nessun cristiano poteva accettare: di qui l’odio nazista per la Chiesa e per i cristiani – sacerdoti, religiosi e laici – molti dei quali furono chiusi nei campi di concentramento e alcuni di essi morirono per le torture e per le orribili condizioni di vita dei Lager.

Nella seconda metà del secolo XX un numero considerevole di cristiani ha trovato la morte sia nelle lotte politiche e tribali in Africa, sia per la difesa dei diritti umani dei poveri nei Paesi dell’America Latina, dominati da dittature autoritarie: il nome più noto è quello di mons. Oscar A. Romero, vescovo di San Salvador, assassinato il 24 marzo 1980 mentre celebrava l’Eucaristia. Quando dunque, si considera la storia della Chiesa dalla sua nascita fino ad oggi, non si può non rilevare un fatto unico nella storia delle religioni: il fatto del martirio, presente in tutte le epoche della Chiesa, sia pure con diversa intensità. Che significa questo fatto?

Notiamo, anzitutto, che esso realizza alcune parole dette da Gesù. Nel Vangelo secondo Matteo, Gesù annuncia ai suoi discepoli che essi saranno consegnati ai tribunali e condotti davanti ai governatori e ai re “per causa sua”, per dare testimonianza: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt 10,22). E, nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù dice ai discepoli: “Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome” (Gv 15,20-21).

Il destino dei discepoli è dunque quello di Gesù: la persecuzione. La presenza del martirio nella vita della Chiesa significa allora che, nonostante tutte le miserie e debolezze, la Chiesa è il dono di Gesù Cristo: il martirio è cioè un argomento a favore della perennità storica della Chiesa. Negli Atti dei martiri si legge spesso che la risposta  data dai martiri a chi li ha condannati a morte è: Deo gratias (Atti proconsolari del martirio di san Cipriano vescovo 3-6 [CSEL, 3, 112-114]). Anzi i martiri hanno la convinzione che Cristo stesso soffra e trionfi in loro: una convinzione che è sottolineata nelle relazioni del Martirio di Policarpo (2,2) e nella Passione di Perpetua a Felicita (18).

“L’odio sarà fomentato da pretesti religiosi e come un tempo i cristiani testimonieranno di esserMi fedeli davanti al teatro di morte: decine di sacerdoti glorificheranno la Chiesa offrendo se stessi per il dialogo, per l’unità, ma viene l’ora in cui la luce della Mia Croce sarà offuscata e diverrà la fiaccola della loro aggressione” (Gesù, 6.1.2006)

Rileviamo in secondo luogo che il martirio è una confessione di fede,  una testimonianza resa a Gesù Cristo con i fatti, soffrendo e morendo per causa sua; il martire intende affermare nella maniera più convincente che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che per questa sua fede egli accetta le sofferenze più atroci nelle forme più orribili di morte. Ma questa confessione di fede non è un fatto soltanto personale; il martirio è sempre un fatto ecclesiale. È tutta la Chiesa che nella persona del martire confessa la sua fede in Gesù Cristo, nella maniera più concreta possibile. Meditiamo dunque sui tanti martiri silenziosi (nella e dalla Chiesa) che il Signore ci da di conoscere direttamente o indirettamente.

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