Per tutta la notte non distolgo lo sguardo dal Crocifisso che mi sta di fronte e prego per un ragazzo del mio paese che si è suicidato giovanissimo. Al termine delle mie orazioni, la voce del Maestro risuona in me nella quiete della mia stanza.
G: “Prega, intercedi, supplica l’Amore perché deve perdonare! In verità dovrò offrire il Mio Santo perdono ai genitori e non alla creatura innocente che è stata spinta con deliberato consenso e colpa grave verso la disperazione”
D: “Mio Signore, che cosa ne sarà di questo giovane?”
G: “Io ti parlo per una moltitudine di anime che attentano alla vita perchè martirizzati da coloro che sono loro intorno, sui quali ricade il settanta per cento della delittuosa colpa.
Ah, figlia Mia, quante anime ricevono ogni giorno sentenze di morte dai tanti giudici di questa terra! Io non permetterò che le creature che hanno subito il fango di altre possano perdersi eternamente. Allevierò il loro peccato mentre lo imputerò a tutti quei mentitori, ladri, adulteri, traditori dei focolari domestici che, per loro passione carnale, hanno chiamato spesso anime sulla terra, condannandole a sopportare sofferenze inaudite”
D: “Dolce Signore, Tu vuoi dire che sovente nascono figli non voluti per amore ma … (Mi interrompe).
G: “Non solo nascono, ma vi muoiono nel grembo di tante sventurate che saranno ripagate con ugual vergognosa moneta dalla Mia Giustizia. Pensate ai danni che commettete per qualche istante di bestialità, soprattutto se si è in adulterio, ove preferite far pagare agli incolpevoli la pena della vostra lussuria.
Le porte del Cielo si sono spalancate per le troppe vittime consumate dagli orrori della vostra società, senza cuore ed imperfetta sino al colmo, e così in egual modo si sono aperte quelle del Purgatorio nel quale tutti gli insozzati di “brividi”[1] carnali incontreranno il vero Amore ed avranno modo di pentirsi del male operato sui loro figli e per le ambizioni proprie riversate su questi piccoli: hanno fatto di loro la copia dei genitori, un orribile stampo che si ripete. Oh, l’Inferno, poi[2], fuoco nel fuoco, non ha avuto mai, come ora, un tal grande numero di abitanti tormentati in eterno da un rogo senza fine per le assurdità commesse nella esistenza umana.
Perché dei Miei insegnamenti vi fate beffa? Nonostante Io Mi umilii a venire a voi, Io non diminuisco di Potenza, di Gloria, di Onore, mentre invece voi, respingendoMi, vi private di conoscenza e vi impoverite sino a divenire immagine della sterilità più dolorosa.
Credete nelle parole che vi mando mediante la Mia intima serva perché tutti riceviate la luce che vi sottrae o vi annulla la perdizione”
D: “O Santissimo, abbi pietà! Mi offro io per essi”
G: “Che sappiano, che siano informati su quello che non vogliono riconoscerMi e offrirMi in questa vita perché Mi sarà restituito nel luogo (il Purgatorio) ove si riacquista: onestà, rettitudine, candore, innocenza, illibatezza.
(Davanti a tutto questo ora ben si conosce che il Signore, tre volte Santo, domanderà, nel giudizio particolare, di ogni più piccola e sfuggente azione malcompiuta!)
Siate più che sicuri che nulla passerà senza essere stato scontato; ogni rifiuto, ogni maledizione, ogni bestemmia, ogni non corrispondenza, che non vi ha resi meritori dell’Inferno, saranno vinti con le vampe nelle quali sarete immersi e che altro non sono che amore in attesa di venire a Me!
Ecco, Io vengo per offrire a voi in terra la possibilità di conquistare il Regno dei Cieli con atti di continua carità e benevolenza verso il prossimo. Potete voi essere già da qui incendiati, ma di una fiamma che fa meno male, che vi offre soltanto qualche piccola sofferenza a confronto: perché voi la rifiutate? Chi è il vero assente? Io, il Dio umanato che vi tende ancora la mano, o voi uomini che non demordete dall’essere insensati?
Abbiate un’unica fame: sfamatevi dei Miei Consigli perché ogni segno o prodigio che vi invio è una proposta di ravvedimento! Questi Miei richiami sono tremendi; lasciate i festini del mondo ora che è tempo: il carnevale[3]presto finirà.
Rimani in Me, abbi la Mia Pace”.
(Gesù a Debora – 20 Luglio 2000)
[1] Fremito senza sosta che conduce all’atto. Per il Signore già solo il pensiero è concupiscenza.
[2] Non è inteso quel “poi” come “divenire”.
[3] Il divertimento continuo.