Un’importante riflessione sulla famiglia che rispecchia totalmente i tempi in cui oggi viviamo.
La famiglia: cuore della società, già da tempo è in crisi e spesso ci chiediamo il perchè. Tutto parte da qui.
Riflettiamo dunque cari amici, perchè possa nascere in noi, giovani generazioni, il desiderio di rinnovare la società, donando a Dio creature nuove nello spirito attraverso l’istituzione di nuove famiglie sotto la guida di Maria Vergine dell’Eucaristia.
“…Giunto appena all’età in cui avessi potuto maneggiare gli arnesi, senza lasciarmi poltrire nell’ozio, (Giuseppe) mi avviò al lavoro, e del mio amore per Maria si fece l’ausilio primo per spronarmi al lavoro. Fare gli oggetti utili alla Mamma. Ecco ciò che si inculcava il dovuto rispetto verso la mamma che ogni figlio dovrebbe avere e su questa rispettosa e amorosa leva si appoggiava l’insegnamento per il futuro falegname.
Dove sono ora le famiglie in cui ai piccoli si faccia amare il lavoro come mezzo di far cosa gradita ai genitori? I figli, ora, sono despoti della casa. Crescono duri, indifferenti, villani verso i genitori. Li reputano servi loro. Schiavi loro. Non li amano e ne sono poco amati. Perché, mentre fate dei figli prepotenti, bizzosi, vi staccate da essi con un assenteismo vergognoso.
Di tutti sono i figli. Meno che vostri, o genitori del ventesimo secolo. Sono della nutrice, dell’istitutrice, del collegio, se siete ricchi. Sono dei compagni, della strada, delle scuole, se poveri. Ma non vostri. Voi mamme li generate e basta. Voi padri fate lo stesso.
Ma un figlio non è solo carne. È mente, è cuore, è spirito. Credete pure che nessuno più di un padre e di una madre hanno il dovere e il diritto di formare questa mente, questo cuore, questo spirito.
La famiglia c’è e ci deve essere. Non vi è teoria o progresso che valga a distruggere questa verità senza provocare rovina. Da un istituto familiare sgretolato non possono che venire fuori futuri uomini e future donne sempre più depravati e cagione di sempre più grandi rovine.
E vi dico in verità che sarebbe meglio che non vi fossero più matrimoni e più prole sulla terra, anziché vi siano famiglie meno unite di quanto non siano le tribù delle scimmie, delle famiglie non scuola di virtù, di lavoro, di amore, di religione ma caos in cui ognuno vive a sé come ingranaggi disingranati che finiscono a spezzarsi.
Spezzate, spezzate. I frutti di questo vostro spezzare la forma più santa del viver sociale, li vedete e li subite. Continuate pure, se volete. Ma non lamentatevi se questa terra diviene sempre più inferno, dimora di mostri che divorano famiglie e nazioni. Voi lo volete. E tal vi sia”.
Cfr. “Il Poema dell’Uomo-Dio” di Maria Valtorta
Vol.1 – La preparazione