“… Era una giornata calda quella della Mia condanna, le Mie carni cadevano tutte in pezzi dalle tante frustate inferte. I Miei tristi occhi al Cielo ed ecco mille … le contavo!
Per ognuna il Mio Cuore chiedeva perdono, sì, perdono e benedizione, perché la loro era incoscienza, sì, incoscienza di trovarsi dinanzi ad uno stato di bestialità e non di umanità.
Ecco altre mille, ed altre mille; ancora mille. Oh, il Mio Cuore, grondava sangue più che le Mie carni. Ancora mille: “Padre, Padre Mio, Tu Mi mandasti, affinché su di Me ricadessero i peccati del mondo”. Ed ecco ne contavo cinquecento e non più mille, diventavano ora sempre di meno, ma gli insulti crescevano. Il Mio dolore aumentava. Mi percuotevano beffandosi di Me. Ecco che il “principe delle tenebre” sussurrava parole negli orecchi di quegli uomini.
Posero lo sguardo in un roveto ed in un solo attimo dinanzi a loro: l’”Ecce Homo”.
Non gridai in quel momento, né feci sentire il Mio dolore: ero come l’agnello condotto al macello. Una spina e poi un’altra penetravano le Mie tempie, il sangue veniva giù a fiumane e si raggrumava ai bordi; la Mia bocca era diventata come un pozzo nel deserto e cercavo tra la folla qualcuno che Mi dissetasse. Mi stava innanzi la Mia Croce, la vedevo e pian piano Mi conducevano ad essa. Sembrava Mi stesse già aspettando ed oggi so che mai più Mi avrebbe lasciato.[…]
Guarda con Me il Golgota, fin lassù dovevo portarMi. Quante cadute: quante cadute!
… Io Mi rialzai sempre, perché il Padre era con Me e Mi fortificava (nello spirito).
Tutti coloro che si rialzeranno dalle loro cadute, saranno resi santi, dal Padre Mio che è nei Cieli. Ecco, il peso della Mia Croce! Adesso doveva diventare unione ed è allora che lanciai il grido, ma esso non proveniva dalla Mia Carne, ma dalla Mia Anima.
Tutta la terra ascoltò il Mio atto di abbandono al Padre e poi fu scossa! Persino gli abissi del mare e le cime più alte dei Cieli udirono il Mio grido. Così toglievo il male dal mondo, ma soprattutto, Mi ereditavate come salvezza, Porta del Cielo e Chiave di Eternità.
I Miei occhi ormai erano coperti di sangue, non vedevo quasi più. Cercavo tra la folla e il Mio Cuore chiamava: “Mamma, Mamma, Mamma!”.
Poi il buon romano permise di far accostare alla Croce di quest’Homo, Myriam, la Vergine di Nazaret, e un giovane ragazzo che l’accompagnava. Disse: (il buono romano) “Ehi, tu!” (Io potei udire) “Chi sei?”. Rispose il giovane: “Sono Giovanni, faccio parte della famiglia di Gesù, il Nazareno. Io sono il Suo discepolo!”.
Quanta fierezza in quelle parole! Quanta riconoscenza! Quanto amore verso la Mia Santissima Madre, che stava divenendo la “Donna-Madre della Pietà”. Furono in pochi attimi ai Miei Piedi e in quel momento si stabilì “l’atto solenne di Misericordia” del Padre che era in Me: “dare la Mia Mamma a tutti voi, attraverso Giovanni, in eredità per l’eternità”. Ed ancora Jahvè continua ad amarvi infinitamente oggi, dovandoveLa” (13.08.1993)
(Cfr “Sapienza Rivelata del Dio Vivente” Vol. 1)
Il Signore, con tutte le Sue manifestazioni esterne prodotte o sui corpi dei Suoi servi o nell’aria e sulla terra, Sua Creazione, chiede che Egli sia compreso nella totalità del rapporto col dolore, quindi dolore morale-spirituale e dolore fisico. Ma ahimè, ci soffermiamo molto spesso su quello che è il dolore di Gesù durante il mistero della flagellazione, della coronazione di spine per terminare con la morte in Croce. Quando mai capiremo che il dolore più profondo e la piaga più dolorante sono l’esser stato non capito tanto meno imitato!
Ho udito sovente preti, suore e laici discutere sul significato che possono avere certe manifestazioni del divino, come lacrime di sangue, apparizioni, miracoli, senza giungere ad una vera meditazione. Il Signore Onnipotente viene offeso quasi quotidianamente dai Suoi figli per un falso concetto che essi hanno di Lui perché Lo ritengono un Dio distaccato, un Dio che siede in Cielo mentre noi siamo lasciati a morire “in questa valle di lacrime”, un Dio che punisce per il più piccolo peccato, un Dio, insomma, incastrato in una falsa identità.
Il Padre Santo, nel Suo immenso Amore, ecco che interviene con i Suoi Prodigi, assicurando, confortando, nuovamente perdonando. Che padre questo Padre! Che diletto Amore questo Creatore! Egli è la mano sempre tesa, è il Cuore sempre attento, Egli è la Madre premurosa, Egli è l’unico degno di chiamarsi Eterno! Che grande catechesi questo Signore impartisce ogni giorno: il Potente che si volge per sollevare colui che nulla può, la Ricchezza che abbraccia e nutre la miseria piena! Ma noi, quando il dito del Signore interviene per rimproverare l’umanità che non risponde ai Suoi disegni, ci “scandalizziamo”. Questa è la risposta di noi perfetti cristiani e cattolici, pronti a giurare più per l’oro del tempio e non per il tempio stesso, farisei, ipocriti, maldicenti. Oppure diciamo: “Impossibile. È il diavolo!”. Ecco allora che il peggior malcapitato è il diavolo, lo spirito maligno che dove veramente c’è, nessuno mai lo riconosce.
Questa è una piaga profonda per Gesù, per il Dio Padre, per il Dio Spirito Santo, per Colei che è la Sposa della SS. Trinità. Questo è il risultato della nostra cultura del Cristo di 2000 anni! E se poi non interviene: “Che Dio è?”. Se interviene secondi i Suoi disegni, ne siamo sconvolti.
Per saggiare poi il grado di spiritualità delle persone, basta sondare il loro credo nelle realtà opposte al bene. Nel momento in cui ci si trovasse di fronte a casi demoniaci, ricordiamo che Gesù ha sempre pianto dinanzi ad ogni tipo di infermità, persino prima della risurrezione di Lazzaro, e che “tutti siamo sotto lo stesso Cielo e che non si muove foglia che Dio non voglia”.
(Dalle meditazioni di Debora)