«Maria desidera parlare a ciascuno di noi. Riserviamo un po’ di tempo per ascoltarla» (Jacques de la Bastide).
A sigillo della sua Esortazione apostolica sul culto a Maria (Marialis cultus), Paolo VI poneva, come ulteriore conferma del valore pastorale della devozione alla Vergine nel condurre gli uomini a Cristo, le stesse parole che ella rivolse ai servitori delle nozze di Cana: Fate quello che egli vi dirà (Gv 2,5). «Parole – scrive il Papa – in apparenza limitate al desiderio di porre rimedio a un disagio conviviale, ma, nella prospettiva del quarto Vangelo, sono come una voce in cui sembra riecheggiare la formula usata dal popolo di Israele per sancire l’alleanza sinaitica, o per rinnovarne gli impegni, e sono anche una voce che mirabilmente si accorda con quella del Padre nella teofania sul monte Tabor: Ascoltatelo!» (Mt 17,5).
“Ascoltate… fate…”: sono inviti fondamentali in tutta l’economia salvifica; indicazioni precise che emergono in particolare da ogni pagina del Vangelo; suggerimenti che possiamo immaginare dolcemente pronunciati da Maria, la madre di Gesù, che oggi continua a rivolgere a tutta l’umanità. […]
Maria ha qualcosa da dirci ai piedi della croce. Se il passo del Vangelo di Giovanni sull’evento di Cana presenta la maternità premurosa di Maria all’inizio dell’attività messianica di Cristo, un altro passo dello stesso Vangelo conferma questa maternità nell’economia salvifica della grazia nel suo momento culminante: è il momento della morte di Cristo in croce. Dalle poche parole riferite dall’evangelista – Donna, ecco il tuo Figlio! Figlio, ecco la tua Madre – viene messo in rilievo un nuovo legame tra Madre e Figlio, tra Maria e tutti noi. La Madre sul Calvario non parla: sta presso la croce ed è proprio in quello “stare” che Maria ha qualcosa da dirci: invita tutti noi a saper sostare, come lei ed insieme a lei, presso la croce, e soprattutto a ricordare le parole di suo Figlio che invita ogni discepolo a prendere la propria croce, ogni giorno, condizione indispensabile per poterlo seguire.
Maria ha qualcosa da dirci nel ritrovamento di Gesù al Tempio. In quel dolce rimprovero nel domandare a Gesù ormai adolescente, che si era allontanato dai genitori, Perché ci hai fatto questo?, c’è innanzitutto la premura che Maria, da vera madre, non vuole perdere suo Figlio, mai; cerca tutti i modi, impegna tutte le energie, pur di ritrovarlo. E se qualcuno di noi si perde o si allontana, sembra volerci dire Maria, chieda la grazia di poter essere ritrovato, come Gesù, in qualche luogo in preghiera, come nel Tempio, o in atteggiamento di ricerca sincera, come nella discussione con i dottori della Legge.
Maria ha qualcosa da dirci nel Cenacolo in preghiera con gli apostoli. «Dopo gli eventi della risurrezione e dell’ascensione», scrive Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater, «Maria, entrando con gli apostoli nel Cenacolo in attesa della Pentecoste, era presente come madre del Signore glorificato. Era non solo colei che “avanzò nella peregrinazione della fede” e serbò fedelmente la sua unione con il Figlio “sino alla croce”, ma anche la serva del Signore, lasciata da suo Figlio come madre in mezzo alla Chiesa nascente» (n. 40). Proclamata “Madre della Chiesa” da Paolo VI, nella solenne conclusione del Vaticano II, in Maria siamo invitati a vedere questo stretto legame tra lei e la comunità dei cristiani. Maria ha riversato, fin dagli inizi della Chiesa, la sua donazione materna, con lo stesso amore riservato per il Figlio. In tal modo la maternità di Maria perdura incessantemente nella Chiesa come mediazione che intercede e la Chiesa «esprime la sua fede pregando e invocando Maria con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice».
Giovanni Ciravegna
Rivista “Madre di Dio” n. 11 Dicembre 2011 – Ed. San Paolo
www.stpauls.it